La misura dell’outcome di un programma protesico, termine che qui usiamo in senso lato per indicare quella parte del progetto riabilitativo è un tema complesso, per il quale disponiamo di deboli conoscenze.
La misura dell’outcome di un programma protesico – termine che qui usiamo in senso lato per indicare quella parte del progetto riabilitativo che riguarda la valutazione, la scelta, la prescrizione, la fornitura, la personalizzazione, l’istruzione all’uso e il follow up dei facilitatori ambientali necessari all’utente (ausili, ma anche adattamenti della casa, accomodamenti ragionevoli dell’ambiente di lavoro ecc..) – è un tema complesso, per il quale disponiamo di deboli conoscenze. La letteratura scientifica, pur ancora scarsa in materia, ha messo in luce l’effetto “sistemico” dell’ausilio: l’introduzione di un ausilio “perturba” il sistema costituito dalla persona (con la sua condizione clinica, personalità, aspirazioni), dall’ambiente (fisico, umano e organizzativo) e dall’occupazione (attività, ruoli, stili di vita) riportandolo a un nuovo equilibrio; si ha un outcome positivo quando questo nuovo equilibrio incide positivamente sulla qualità di vita della persona e della sua rete primaria. Su questo sistema insiste una molteplicità di attori e fattori, alcuni prevedibili e altri imprevedibili. Nell’ambito del progetto riabilitativo, una misura veritiera dell’outcome sarà dunque possibile una volta esaurito il transitorio della “perturbazione”: non quindi “nell’ambulatorio” ma “nell’ambiente abituale di vita”; non “qui e ora” ma “lì e domani”. Quest’articolo presenta in anteprima i risultati di alcuni progetti di ricerca in cui la Fondazione Don Gnocchi è impegnata da tempo, per mettere a punto metodi efficaci (nonché efficienti e sostenibili dal punto di vista organizzativo) di condurre e tracciare in modo misurabile l’intervento protesico. L’utilizzo sperimentale di un nuovo strumento di lavoro appositamente sviluppato e perfezionato a più riprese – la Relazione di Valutazione, Verifica e Follow-up Ausili – su una casistica di 120 utenti distribuiti in cinque regioni italiane ha permesso di ricavare misure di efficacia degli interventi protesici somministrati, e ha confermato la validità e la generalizzabilità della metodologia.Leggi l’articolo di Renzo Andrich nel numero di dicembre 2017 del Giornale Italiano di Medicina Riabilitativa, reso disponibile dalla redazione della rivista
https://www.minervamedica.it/it/riviste/medicina-riabilitativa/fascicolo.php?cod=R47Y2017N04